BRUXELLES PUNTA ALLE STELLE - PRESENTATO L’EU SPACE ACT
Il 25 giugno 2025 la Commissione europea ha presentato la proposta di regolamento nota come EU Space Act, muovendo così i primi passi verso l’unificazione del mercato interno delle attività spaziali.
L’iniziativa mira a trasformare il mosaico attuale di normative nazionali, caratterizzato da tredici diversi sistemi regolatori, in un unico quadro regolatorio europeo, accrescendo così la competitività dell’Unione, soprattutto nel confronto globale con Stati Uniti e Cina.
A tal fine, il Regolamento proposto poggia su tre pilastri fondamentali: sicurezza, resilienza e sostenibilità.
Sul piano della
sicurezza, la normativa introduce requisiti obbligatori di tracciamento satellitare e piani di smaltimento, affrontando la questione critica dell’inquinamento orbitale. Altrettanto rilevanti sono gli obblighi sull’uso di servizi di evitamento delle collisioni. Per le imprese, questo significa maggiore prevedibilità operativa, meno incidenti orbitanti e una drastica riduzione dei costi legati a manovre correttive.
In termini di
resilienza, lo
Space Act introduce l’obbligo di valutazioni del rischio su tutto il ciclo di vita delle missioni, con una forte attenzione alla cybersicurezza e alle interferenze elettroniche. Si tratta di una svolta normativa che, oltre a prevenire blackout e malfunzionamenti, mira a combattere un fenomeno, quello degli attacchi informatici nello spazio, che ogni anno costa all’industria 1 miliardo di euro. Sono state poi introdotte misure per garantire in maniera più efficiente la continuità dei dati essenziali per settori critici come telecomunicazioni, difesa e trasporti.
Il terzo pilastro, la
sostenibilità, introduce un insieme di regole mirate a promuovere l’adozione di tecnologie a basso impatto ambientale e a prolungare la vita operativa dei satelliti. Il regolamento rende obbligatoria la valutazione del ciclo di vita delle missioni spaziali e prevede la creazione di banche dati condivise per monitorare e ridurre l’impatto ambientale complessivo. Allo stesso tempo, vengono incentivate le tecnologie emergenti, come la manutenzione in orbita e la rimozione dei detriti spaziali. L’obiettivo è duplice: contenere i costi e rendere le missioni più sostenibili ed efficienti.
In caso di violazione delle nuove norme, le aziende potranno essere multate fino al 2% del fatturato mondiale annuo o a una cifra pari al doppio dei profitti ottenuti o delle perdite evitate tramite l’infrazione. Ci sono però degli esclusi. La legge, infatti, non trova applicazione per i satelliti già lanciati e sono esentati dalla normativa anche i satelliti utilizzati esclusivamente per scopi militari o di sicurezza nazionale.
L’attenzione è stata infine rivolta anche al di fuori dei confini europei. Le aziende non europee operanti nel mercato UE dovranno avere un rappresentante legale nel territorio dell’Unione e sottostare a requisiti equivalenti, a meno che i loro paesi d'origine non siano riconosciuti come aventi una supervisione analoga (è il caso, ad esempi, degli Stati Uniti).
IL CONTESTO
L’importanza strategica del settore spaziale per l’Unione, da tempo al centro del dibattito, era già stata evidenziata in più occasioni, sia nel rapporto Letta che in quello Draghi. Orientamento poi ulteriormente confermato e fatto proprio dal Competitiveness Compass e nel Programma di lavoro della Commissione per il 2025.
La necessità e l’urgenza di questa misura era anche emersa in due comunicazioni congiunte: la EU Approach for Space Traffic Management e la EU Space Strategy for Security and Defence. In questo caso l’obiettivo era proprio rispondere alle richieste degli Stati membri di dotare l’Unione di un quadro regolatorio coerente, stabile e armonizzato per sviluppare un vero mercato interno dello spazio, in grado di stimolare innovazione e investimenti.
L’urgenza di un intervento da parte della Commissione europea non è emersa soltanto dalle istanze degli Stati membri ma si è imposta con chiarezza anche in virtù dell’evoluzione concreta nello spazio.
Gli ultimi anni sono stati caratterizzati dall’esplosione delle c.d. “costellazioni” di satelliti in orbita bassa, in primis con Starlink di Elon Musk. Questi sistemi garantiscono connessioni più rapide e stabili ma al prezzo di una saturazione crescente dello spazio. Con oltre 10.000 satelliti già in orbita e una previsione di altri 50.000 lanci entro il 2030, e una relativa crescita di rifiuti, lo spazio si sta rapidamente trasformando. Questo spiega l’obiettivo dichiarato di contenere l’escalation dei detriti spaziali e imporre un controllo stringente sugli operatori del settore, prima che la situazione diventi ingestibile.
Il vero nodo, però, non è solo tecnico. Lo spazio, oltre ad essere congestionato, è anche conteso e proprio per questo l’UE intende intervenire con un quadro normativo più rigido.
È da anni che Stati Uniti e Cina si sono lanciati in una vera e propria gara per plasmare le regole dello spazio, cercando di aggregare attorno a sé blocchi di Paesi alleati. Gli USA avevano promosso gli Artemis Accords, un quadro di principi non vincolanti per la cooperazione pacifica nell’esplorazione della Luna, di Marte e di altri corpi celesti, accordo a cui avevano aderito la maggior parte dei Paesi europei. Parallelamente, la Cina aveva avanzato la sua proposta per l’uso pacifico dello spazio, puntando a costruire un fronte parallelo con Paesi allineati.
A questo quadro geopolitico, si aggiungono delle fragilità europee emerse in maniera evidente durante il conflitto in Ucraina visto il ruolo principe che la rete di Musk ha avuto nel garantire le comunicazioni durante la guerra. Proprio il fatto che un privato extraeuropeo possa controllare infrastrutture critiche ha lanciato un ulteriore segnale d’allarme a Bruxelles, spingendo l’Unione a reagire.
In sintesi, la combinazione tra l’evoluzione concreta del settore spaziale, la crescente competizione globale e le disomogeneità normative tra gli Stati membri ha reso imprescindibile l’iniziativa dell’Unione Europea di dotarsi di una normativa autonoma, rafforzando così la propria capacità di influenzare le regole del gioco a livello globale.
A sostegno di questo nuovo ruolo dell’Unione, varie figure chiave, tra cui il Presidente francese Emmanuel Macron, hanno chiesto con forza maggiori investimenti nel settore, auspicando che il prossimo bilancio dell’UE destini almeno 60 miliardi di euro alla politica spaziale. A testimoniare la determinazione francese, è arrivata anche la decisione di aumentare la partecipazione statale in Eutelsat, considerata l’alternativa europea più credibile a Starlink.
ANCHE L’ITALIA SI LANCIA NELLO SPAZIO
Lo stesso giorno in cui veniva presentata la proposta della Commissione, in Italia è entrata in vigore la Legge 13 giugno 2025, n. 89, che ha introdotto per la prima volta viene un quadro normativo nazionale organico dedicato allo spazio extra-atmosferico e alle attività spaziali, pubbliche e private.
La nuova normativa, intitolata “Disposizioni in materia di economia dello spazio”, posiziona l’Italia tra i pochi Paesi al mondo dotati di una vera e propria space law, rispondendo alle sfide geopolitiche, tecnologiche e ambientali del settore con una visione decisa e strumenti giuridici avanzati.
Il testo definisce in modo preciso le attività spaziali e introduce l’obbligo di autorizzazione preventiva per tutti gli operatori, compresi quelli italiani attivi all’estero. Stabilisce requisiti chiari in materia di sicurezza nazionale, cybersicurezza, sostenibilità ambientale, gestione dei detriti spaziali e coperture assicurative. Il coordinamento e l’attuazione sono affidati a un assetto istituzionale strutturato, con ruoli chiave per l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), il COMINT e la Presidenza del Consiglio.
La legge disciplina, inoltre, l’immatricolazione degli oggetti spaziali, regola il regime di responsabilità giuridica degli operatori e dello Stato e prevede meccanismi di revoca o sospensione delle autorizzazioni per motivi di sicurezza. Ma c’è di più: vengono introdotte per la prima volta disposizioni specifiche sugli appalti nel settore spaziale, che vanno ad integrarsi con il Codice dei contratti pubblici aprendo alla partecipazione di start-up innovative e PMI.
L’Italia e l’Unione Europea rafforzano così la loro ambizione condivisa di giocare un ruolo da protagoniste nella nuova era dello spazio. Con questo doppio avanzamento normativo, si delineano ora nuove e concrete opportunità per le imprese italiane ed europee, che potranno operare in un contesto giuridico più chiaro, stabile e armonizzato.